Storia di una comunità rurale nelle Sei Miglia di Lucca
Ai Pelli - Corte Pelli

1330
Le abitazioni di corte Pelli si affacciano direttamente sull’antico chiasso Spinatico oggi Via dei Paladini, la corte si è sviluppata partendo da un fulcro centrale, mantenendo un andamento est/ovest, ma a differenza di altre zone, qui furono costruite abitazioni anche con orientamento nord/sud che credo siano uniche nella nostra comunità.
Il primo documento in cui c’è una localizzazione precisa della zona dei Pelli è l’estimo del 1330 quando la terra era per metà di Filippuccio fu Bartolomeo Falambrini e per l’altra metà di Donna Gettina sua moglie per sua dote.
La terra veniva lavorata da Nucchino Argomenti di San Jacopo alla Tomba e c’era sopra un casalino (casa diroccata o solo fondamenta) e un pozzo.
Il pezzetto di terra a ovest (quella con le capanne per intendersi) che oggi fa parte integrante della corte, era di Donna Lucchese vedova di Domenico di Bonaventura.
Mentre la parte est della corte era sul terreno che apparteneva alla chiesa di Sant’Alessandro Maggiore e alla chiesa di San Lazzaro di Lucca ed era lavorata da Matteo di Nuccoro di San Pietro a Vico.
La cosa curiosa è che nella terra di fronte alla corte di oggi dove c’è la casa che costruì Francesco Pelli nel 1928, nel 1330 c’era una capanna.
1412
La parte ovest della corte era della Chiesa di San Quirico all’Olivo e era lavorata da Baldino di Bartolino di Antraccoli e, come quasi 100 anni prima, c’era ancora un casalino.
Nella parte ovest (quella con le capanne) non c’erano ancora costruzioni ma la terra veniva descritta come una terra ortiva con alberi da frutto.
La parte est della corte, che ancora era libera da costruzioni, era sempre della Chiesa di Sant’Alessandro Maggiore di Lucca ed era lavorata da Coluccino di Vannuccoro e i figli Guido, Giovanni e Nanni (futura famiglia Guidi).
Questa volta, nelle terre di fronte alla corte verso sud, la capanna era sparita e al suo posto c’era soltanto un pozzo, mentre di fianco, verso est, su una terra della chiesa di San Michele di Antraccoli lavorata da Piero Orsucci di Antraccoli, c’era un’altra casa costruita su colonne col tetto di tegole e un forno.

Nel corso del 1500
Nell’estimo del 1519 per la prima volta ci sono i Pelli ed avevano già affittato la gran parte delle terre intorno alla casa.
La parte centrale con l’abitazione era sempre della Chiesa di San Quirico all’Olivo lavorata da Antonio Pelli e c’era una casa murata e solariata, coperta di tegoli con forno pozzo e aia.
La parte ad est era sempre della Chiesa di Sant’Alessandro Maggiore ed era ancora lavorata da Antonio Pelli. Di fronte a sud della strada, le costruzioni erano sparite e non ne sorgeranno di nuove fino al 1928 quando mio nonno Francesco, costruì la casa che abito.
La storia della zona dei Pelli è sempre stata legata alla famiglia che ha vissuto qui fino ai giorni nostri.
Come spiegavo sopra, la corte si è sviluppata partendo dalla zona centrale, la parte di case ad est erano già state iniziate nel 1547, come si legge nell’atto di divisione dei due fratelli Marco e Paulino Pelli che si dividono “una casa livellaria esistente sulla terra in parte della chiesa di San Quirico all’Olivo e in parte della chiesa di Sant’Alessandro Maggiore, con area davanti a sé ovvero quanto prende la lunghezza della detta casa”, le costruzioni di oggi come riporta il cartiglio in facciata sono state costruite o più probabilmente ampliate nel 1693.
Nel 1586, un atto di affitto da parte di Cesare del fu Andrea di Silvestro di Antraccole livellario di terre della chiesa di Santa Maria Corteorlandini di Lucca, loca a Silvestro suo fratello:
un pezzo di terra campia con alberi e viti sopra di sé posta in comune di Antraccoli in loco detto “a casa di Antonio Peli ovvero in Spinatico”, con casa murata, solariata e coperta confina a oriente beni degli eredi di Moro Pelli di detto luogo, a meridione via pubblica a occidente beni di eredi di Giovanni Pelli, a settentrione beni degli eredi di Marco Pelli di Antraccole in tutto coltre 2, livellaria della sopradetta chiesa per l’annuo canone di staia 5 di grano.
A rendere al detto locatore ogni anno staia 25 di grano nostrano e buono nel mese di luglio.
Mappe ottocentesche
In questo secolo le mappe iniziano ad essere precise e dettagliate, sono le mappe precedenti il catasto nuovo di Lucca, datate 1832-1833, mentre le mappe utilizzate per il catasto nuovo sono state aggiornate nel 1863.
Nella mappa del 1842 con il dettaglio del terreno, che è quello dove oggi è la scuola elementare, si legge come la stradina a sinistra fosse chiamata "Chiassetto denominato de Pelli".
Dalle 3 mappe comunque si trovano tantissime informazioni circa le abitazioni.
Nel 1856, quando fu rifatto il catasto di Lucca vennero svolte anche delle perizie sulle abitazioni, la corte Pelli era divisa tra molte famiglie e la spiegazione è un po’ complicata.
Inizio a descrivere dalla zona est della corte, quella a destra del corpo centrale.
Queste abitazioni erano abitate dalle famiglie di Francesco e Alessandro di Carlo Pelli che però abitavano nella casa sulla Romana “a Giovannini”, mentre in corte Pelli abitava una famiglia di Guidi.
Faccio notare che attualmente questa casa è rimasta quasi del tutto invariata rispetto alla metà del 1800!
Il fabbricato 303, aveva a pian terreno due stanze, una di ingresso dall’aia e sul retro, verso settentrione una cucina, dietro la cucina una tinaia. Dalla sala saliva al primo piano una scala di mattoni (che è ancora presente!). Al primo piano due stanze per camere e una scala in legno per il secondo piano con due stanze.
A fianco di questo fabbricato, verso est, c’era una stalla con la parte superiore a capanna e ancora addossata alla capanna una loggia aperta usata per riporvi il carro e superiormente come capanna.
L’altra abitazione (301) al pianterreno aveva una cucina con forno nella parte sporgente verso sud, una saletta con una scala a mattoni che saliva al primo piano e sul retro una tinaia.
Al primo piano tre stanze come camere e al secondo piano una soffitta per vari usi.
Esternamente, nella porzione di fabbricato che dà verso sud, c’era una tettoia utilizzata come legnaia.
La parte ovest della corte era molto più frammentata come si vede dalla distribuzione dei colori nella mappa.
Tendenzialmente le cucine erano tutte al pian terreno con ingresso sull’aia.
Nel fabbricato 296 e 297 la cucina era a sud e sul retro la stanza era soppalcata, nella parte inferiore c’era la stalla mentre superiormente c’era la capanna. Al piano superiore due camere.
Ugualmente per il fabbricato 295, cucina a sud e cillieri a nord, con scala di legno per salire
Nel fabbricato al 291 invece a sud c’era una saletta e la cucina era a settentrione, con scala di mattoni per salire al primo piano.
Tutti i fabbricati al primo piano avevano stanze usate per camere.
Le capanne sul retro della corte (293 e 294) erano in parte murate e in parte con pareti di pagliericci ed erano utilizzate al piano terreno come stalle e al primo piano per capanne.
Gli altri fabbricati sulla sinistra della corte erano ridotti rispetto ad ora poiché mancava l’ultima capanna verso nord. Nello stabile 282, al pianoterreno c’era una stalla mentre al primo e ultimo piano tre camere.
Al 285, al pianterreno una saletta con ingresso a levante e una cucina subito dopo, una scala di mattoni per salire e al primo piano due camere. Nel 284 al pianoterra una stalla e al primo piano la capanna.
La corte era di proprietà del Monastero di San Giuseppe di Lucca, del Benefizio della Corale di San Martino, dell'Opera di Antraccoli e del Monastero dei Santi Bernardino e Scolastica sempre di Lucca.
In questa grande corte abitavano 35 persone!
(As.Lu., Catasto, Vol. 275)

Catasto Nuovo, Archivio di Stato di Lucca

Data: 1833 Autore:Lazzaro Pieragnoli Archivio di Stato di Lucca, Catasto Nuovo, In questa mappa, meno dettagliata dell’altra, le parti in giallo sono gli annessi agricoli.

As.Lu, Documenti e mappe depositate

Catasto Nuovo, Archivio di Stato di Lucca
Fino ai giorni nostri
Per il casamento dei Pelli ci viene incontro un testamento, quello dell’Alfiere Marco del fu Tenente Gio Pelli del 1751.
In questo testamento Marco lasciò alla moglie Lucrezia dell’Osso, l’usufrutto di “una casa dove abita esso testatore, cioè un terreno consistente in una cucina, e stanza contigua a detta cucina con sua cantina appresso, e camere due sopra dette stanze al primo piano”.
Marco abitava con la famiglia nella prima casa da levante; quindi, questa è la descrizione della loro casa. Inoltre, il testatore vuole che detta Lucrezia debba avere il libero uso del forno e del pozzo del detto testatore senza obbligo di pagare cosa alcuna e chiede di non farle pagare niente per la riattivazione e la muratura del forno e del pozzo.
La casa di cui sopra, quella più a est, passò più tardi nel possesso della famiglia Guidi, perché due sorelle Guidi, Pasquina e Caterina figlie di Giuseppe Guidi, sposarono due fratelli Pelli (1736 e 1745) Giovanni e Giovanni Maria Pelli, purtroppo nessuno dei due ebbe una discendenza e i mariti nominarono come loro eredi le due sorelle, questo ha portato la permanenza di una famiglia dei Guidi in corte fino alla metà del secolo scorso ovvero fino alla costruzione da parte di Egidio Guidi nel 1932 del casamento dei Guidi di fianco al campo sportivo.
Per le case costruite in direzione nord/sud che non erano affatto “capanne” ma vere e proprie abitazioni, dovrebbero essere state costruite sul finire del 1700 come da scritta che appare sotto gronda di una delle dette capanne. Di queste abitazioni so, da parte di mia mamma, che si diceva "la casa di Ancilla" e facendo ricerche sugli stati delle anime ho trovato Ancilla Giusti, sposata a Pietro Garbocci di mestiere falegname, purtroppo però emigrarono per l’Argentina nel 1897 non facendo più ritorno.
La famiglia Garbocci aveva ereditato questa abitazione perché il padre di Pietro, Federigo Garbocci era sposato con Martina di Luigi Pelli, sorella di Silvia. Queste due sorelle, sposate la prima con il Garbocci e la sorella con Francesco Nicoletti ereditarono dal padre l’abitazione. Anche la famiglia Nicoletti abitò per un periodo in corte Pelli.
Nel 1928, diversi cugini Pelli, procederono alla divisione dei loro beni immobili, ci sono parti descrittive delle abitazioni:
Prima abitazione:
Un fabbricato a due e parte a tre piani col terrestre, composto a terreno di una sala di ingresso con pavimento a smalto, soffitto scoperto di travi e travicelli, illuminata da finestra chiusa con grata in ferro e serrature in legno e cristalli; di un vano per cucina con focolare basso, fornelli, acquaio con pila di pietra, forno; ha un porta chiusa con battenti in legno aprentesi sul passo comune, ed è illuminata da due finestre aprentesi sul detto passo comune chiuse con grata in ferro e serrature in legno e cristalli; di un terzo vano, oggi inutilizzato per la sua pessima manutenzione, con pavimento di smalto e soffitto scoperto di travi e travicelli, alla rustica. Dal piano terreno al primo piano si sale a mezzo di due rampe di scala, dalle quali una muove dalla stanza terrena in ultimo luogo descritta e conduce al piano superiore composto da una sola stanza sovrastante alla sala terrena, illuminata da finestra aprentesi nell’aria di mezzogiorno chiusa con sporti in legno, con pavimento scempiato di mezzane, soffitto scoperto di travi e travicelli alla rustica.
Per continuazione della stessa scala si sale al secondo piano a tetto composto anch’esso di un solo ambiente con pavimento scempio di mattoni, illuminato da due finestre chiuse da soli sportelli in legno.
A mezzo della seconda scala, che, in materiale laterizio come la precedente muove dalla sala di ingresso in primo luogo descritta si sale al primo piano composto da tre ambienti per uso di camere d’abitazione, con pavimento scempio di mezzane, soffitto di travi e travicelli alla rustica al vano situato nell’aria di mezzogiorno, chiusure con paravento semplice alle porte, con legno e cristalli alla finestra prospicente l’aria di mezzogiorno mentre le due camere situate nell’aria di settentrione, che sono a tetto hanno le chiusure alle finestre con sportelli in legno.
A mezzo di scala di legno che parte da un andito che divide l’ambiente situato nell’aria di mezzogiorno da quelli situati nell’aria di settentrione si sale dal primo al secondo piano, a tetto, composto di un solo vano, oltre il piccolo ambiente ove fa capo la scala, pavimenti con scempiato di mattoni illuminati da due finestre delle quali l’una chiusa con sportelli in legno, l’altra chiusa con legno e cristalli.
L’intero fabbricato è in cattivo stato di manutenzione.
Sul retro lato nord una costruzione per cascina composta a terreno di un vano per stalla con pavimento sterrato, soffitto di travetti e pertiche, chiuso in parte con tavole in parte con muratura, contenente uno stabbiolo murato capace di un solo capo di bestiame suino. Superiormente a tetto è un vano per capanna con semplici murelle per sostegno del tetto. In pessimo stato di manutenzione.
Altra abitazione:
Ingresso di una casa con una porta chiusa con semplice paravento in legno si accede ad altro vano per uso di cucina che ha il focolare basso, fornelli, acquaio, illuminata da finestra chiusa anch’essa con sporti in legno e cristalli. I due ambienti hanno i pavimenti di quadroni su terrapieno, il soffitto scoperto di travi e travicelli alla rustica.
Muovano dalla cucina le scale in materiale laterizio per il primo piano composto di due ambienti per camere d’abitazione con pavimento scempiato di mezzane, soffitto scoperto di travi e travicelli, illuminate da tre finestre chiuse con sporti in legno e cristalli, con chiusura alle porte con semplici paraventi in legno.
Per continuazione delle scale in materiale laterizio si sale al secondo piano a tetto composto di un solo vano adibito a ricovero di derrate e prodotti del suolo. Ha il pavimento scempiato di mezzane ed è illuminato da tre finestre chiuse con soli sportelli in legno.
Annessa è una costruzione per cascina a due piani col terrestre e due vani, dei quali il terreno adibito ad uso di stalla, capace di quattro capi di bestiame bovino. E’ illuminata da finestra aperta nell’aria di ponente chiusa con solo sporto in legno, vi si accede da porta pure in legno a due battenti aprentesi sulla via dei Paladini, ha il pavimento sterrato, il soffitto scoperto di travi e travicelli. Superiormente a tetto è la capanna per ricovero di fieno e strami, con pavimento scempiato di mattoni, chiusa nei lati di levante, ponente e settentrione con mandolata.
Nel 1933 Michele fu Serafino Pelli chiede l’autorizzazione al comune di Lucca per modificare la sua abitazione, che diventerà più o meno come la vediamo oggi.
Il testo della richiesta era il seguente:
“Antraccoli 13 marzo 1933
Il sottoscritto Pelli Michele fu Serafino domiciliato a Antraccoli corte Pelli, chiede il permesso di potere eseguire i seguenti lavori: 1° Soprelevazione di una parte e modifica nell’interno della propria casa conforme ai disegni allegati. 2° Costruzione di una tettoia su colonne di legno per uso di legnaia di metri 5 x 4 distante dalla casa metri 10. 3° Costruzione di un forno a circa metri 25 dalla casa stessa.”
In questo ci si riferisce alla casa della parte ovest della corte, quella attaccata alla parte est.
La casa che oggi è divisa in due unità abitative era tutta unita, internamente erano collegate addirittura alla casa centrale, che oggi è disabitata. In quegli anni erano ancora tutti parenti e penso che fosse una cosa normale condividere gli spazi forse stalle. Con questa ristrutturazione del 1933, Michele costruì anche una piccola cloaca (gabinetto) sporgente sulla parte nord della casa.
Il forno descritto è quello che c’è ancora oggi di fronte alla corte.

I pali in legno e i ganci in ferro sulle facciate sud per far essiccare i raccolti.



I pali in legno e i ganci in ferro sulle facciate sud per far essiccare i raccolti.