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Al Sanprospero anche al Prospero e al Sordo

Dal 1330 al 1412

La zona del San Prospero o al Prospero è la zona con il toponimo antico almeno quanto quello di Antraccoli, in questa area infatti sorgeva la primitiva chiesa dedicata a San Prospero e eretta al tempo dei Longobardi di cui non c’è più nessuna traccia se non il toponimo.

Nell’estimo 1330 la zona non è chiamata San Prospero ma Campo Orlandi come la parte sottostante.
Il terreno è degli eredi di Puccio di Grimaldo di Antraccoli ed è lavorata da Cione di Matteo.

Nel 1412 la terra è della Chiesa di Antraccoli ed è lavorata dalla futura famiglia Guidi, cioè Coluccino di Vannuccoro.

E’ stata ripopolata soltanto tra in 1412 e il 1519 infatti nell’estimo del 1412, nel luogo delle attuali abitazioni non c’era niente.

al Prospero 1519

Durante il 1500 e oltre

Nel 1519 invece troviamo una prima casa costruita, la terra è sempre della Chiesa di San Michele di Antraccoli e lavorata da Silvestro Pasquini, (futura famiglia Andreotti) l’abitazione è una casa murata e solariata con soffitta, e un casalino, forno e pozzo e anche due capanne.

In un appunto in parrocchia si legge come i figli di Andrea Andreotti, tutti vissuti intorno alla metà del 1500, avevano a livello una terra della chiesa di Antraccoli dove avevano edificato le case, ovvero le case del Prospero.
(Archivio Parrocchiale, Parrocchia 8, fascicolo 2)

Per capire meglio la conformazione delle case ci vengono come sempre in aiuto gli atti notarili, in questo caso una divisione fra fratelli, sempre Andreotti, effettuata nel 1588.
Insieme alle terre si dividono anche l’abitazione che era una casa murata e solariata a due solai, doveva essere un grande casamento in quanto i cugini si dividono il ciglieri (ovvero la cantina) posta a settentrione attaccata alla casa che dovrebbe avere al pian terreno detto ciglieri, un andrione (ovvero un locale con le scale che deve rimanere a comune tra loro), e una solita, al primo piano almeno due camere, più le stanze soffittate al piano superiore.
L’ingresso nelle abitazioni in questo caso era a nord dove la corte affacciava sulla strada, era presente in corte anche il pozzo, una solita e un forno incorporato nel “corpo” delle case che sarebbe rimasto a comune.

Quando gli Andreotti si “estinsero” la zona del San Prospero divenne dimora di una famiglia dei Guidi, quella di Domenico di Giovanni Guidi detto il Sordo. Da qui e per i secoli successivi la zona è detta “al sordo” e ancora oggi è ricordata così. Ma è rimasto molto presente anche il modo di dire “al San Prospero”.
Una delle ultime famiglie di antraccolesi che l’hanno abitata erano dei Davini, perché in precedenza Angelino Davini aveva sposato una Guidi, Zelinda dei Guidi di cui sopra.

Nell’estimo del 1766 la casa è ancora di proprietà dell’Opera di Antraccoli ed è a livello di Domenico (detto il Sordo), Gio Santi e Giuseppe figli di Domenico (anche lui detto il sordo) Guidi.

Mappe ottocentesche

In questo secolo le mappe iniziano ad essere precise e dettagliate, sono le mappe precedenti il catasto nuovo di Lucca, datate 1832-1833, mentre le mappe utilizzate per il catasto nuovo sono state aggiornate nel 1863.Dalle 3 mappe comunque si trovano tantissime informazioni circa le abitazioni.
Dalle 3 mappe comunque si trovano tantissime informazioni circa le abitazioni.

Nel 1856, quando fu rifatto il catasto di Lucca vennero svolte anche delle perizie sulle abitazioni, la corte era divisa tra tre famiglie Guidi, due fratelli e un cugino, tutta la terra e le case erano dell’Opera della chiesa di Antraccoli.

Come si vede nel disegno, la parte a ovest (quella in viola) era di Domenico e Narciso figli di Innocenzo Guidi.
La parte del pian terreno aveva la cucina nella stanza (105secondo) con ingresso da ponente. Sempre al piano terra nella stanza 106 c’era la stalla e vi si accedeva dalla corte a sud.
Si accedeva al piano superiore a mezzo di una scala di legno che partiva dalla cucina, in questo primo piano c’erano 4 stanze due usate come camere, e sono quelle verso nord, le altre due come vani generici. Questa abitazione sul lato di sud (sopra 106) c’era un ulteriore piano a tetto utilizzato come capanna alla quale si accedeva con una scala a pioli che saliva dal primo piano.
Per questa parte di casa c’era compreso uno stalletto con cloaca separato dal corpo della casa.

La porzione in verde era di Bartolomeo di Gio Domenico Guidi, anche qui al pianterreno c’era la cucina, ma nella stanza segnata con 110 con ingresso che dava sull’aia, dalla cucina saliva al primo piano una scala in legno. Il primo piano era composto da tre stanze, una alla quale arrivava la scala, le altre due usate per camere. In questa casa c’era anche un secondo piano utilizzato come capanna, alla quale si accedeva tramite una scala in legno dal primo piano.
La parte segnata con 107 era utilizzata come stalla al piano terreno, alla quale si accedeva da nord ovvero dalla strada, mentre il primo piano era utilizzato come capanna.

La terza porzione, in rosso, era di Jacopo di Luigi Guidi, la cucina come nel caso precedente era al pianterreno con ingresso da sud, dall’aia, per salire al primo piano questa volta c’era una scala in mattoni, al primo piano due stanze usate come camere con scala di legno per salire al secondo piano, secondo piano utilizzato per vari usi. Il fabbricato segnato 108, con ingresso da levante, era a tetto rustico, con soppalco e veniva utilizzato la parte sottostante come stalla e il soppalco come capanna.

A comune per tutti e tre i nuclei familiari, c’era l’aia a sud e intorno alle case per passo, un forno, che viene detto rovinato e un pozzo.
Queste misure furono fatte nel 1856 e a quel tempo in corte contando i componenti di tutte e tre le famiglie, vi abitavano 16 persone.
(As.Lu., Catasto, vol. 275)

Etimologia

Il primo detto il Sordo fu Domenico di Giovanni di Domenico Guidi che morì all’età di circa 90 anni, quindi era presumibile che fosse sordo, non per malattia ma proprio per vecchiaia! Ma questo è un mio pensiero.

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La corte in una foto aerea del 1954 sulla sinistra la casa "all'Americano"

Nel 1931 Davini Domenico fu Angelo chiede un permesso di costruzione al comune di Lucca per “Riduzione di una capanna a casa, costruzione stalla e porcile” in loco detto al Sordo o a Prospero.

13 luglio 1931
Ill.mo sig. Podestà del comune di Lucca
Avanti la S.V. Illustrissima ricorre il sottoscritto Davini Domenico fu Angelo, dimorante ad Antraccoli luogo detto “al Sordo e a Prospero” ed espone:
che esso ricorrente è proprietario di un fondo costituito di cinque appezzamenti di terreno seminativo posto in detta sezione di Antraccoli, della complessiva misura di circa metri quadri diecimila.
Il ricorrente è ritornato da poco tempo dall’America,  vuole dedicarsi alla coltivazione dei suoi terreni che essendo per natura adatti all’irrigazione si prestano ad una svariata e intensa coltura.
Che sopra il più piccolo dei detti appezzamenti, posto in sezione e località suddetta, vi esiste un fabbricato rustico, costruito da oltre trent’anni, sul numero di mappa 116, ma non ancora registrato in catasto, tale fabbricato è attualmente adibito per uso di stalla, legnaia, fienile, e tirasotto per ricovero del carro, la parte occidentale dove è la stalla e la legnaia è costruita di muro grosso fino all’altezza del solaio, dal solaio a tetto, salvo i pilastri centrali è costruito da mandorlata di mattoni; la parte orientale, sui lati sud e nord salvo due pilastri d’angolo, è aperta, manca cioè il muro, mentre sul lato di levante esiste il muro fino al solaio e dal solaio a tetto vi è un pilastro al centro ed il rimanente è chiuso da mandorlata.
Si tratta adunque di un fabbricato rustico ad esclusivo uso agrario, mancante cioè di qualsiasi ambiente abitabile.
Lo scrivente non ha altri fabbricati, per dedicarsi all’agricoltura ha bisogno prima di tutto della casa dove abitare, e quindi anche della stalla e fienile, del tirasotto per ricovero del carro e di un porcile.
Le possibilità finanziarie del ricorrente non gli permettono di costruire ex novo un fabbricato, quindi procederebbe alla trasformazione del fabbricato vecchio, riducendolo in parte a casa di abitazione, va aggiunto che il detto fabbricato vecchio è circondato da tutti i lati dalla proprietà di altri, ed a nord dalla stradetta detta del Sordo, non vi è possibilità di ingrandimento e quindi è necessario adattare tutti gli ambienti che gli occorrono entro il perimetro del fabbricato vecchio.
Che tutti i lavori murari nuovi da eseguirsi sono dimostrati nel progetto che si unisce alla presente istanza.
I lavori da eseguirsi consistono:
1 – Costruzione dei muri perimetrali dal primo solaio a tetto in sostituzione delle attuali mandorlate, solo per la parte occidentale del fabbricato da rendersi abitabile.
2 – Costruzione di un solaio morto per controsoffitto alle camere.
3 – Costruzione di nuove scale di pietra artificiale per accedere al primo piano e alla soffitta (dove attualmente si accede dall’esterno mediante scala a piuoli).
4 – Costruzione di focolare a ceppo basso e di due fornelli, l’uno e gli altri ricoperti da un'unica cappa.
5 – Costruzione dell’acquaio in pietra con relativo pozzetto esterno a tenuta.
6 – Costruzione della latrina al primo piano con separato ingresso dal ripiano della scala, e piccola cloaca sottostante ubicata nell’interno di un vano aperto a nord e sud da servire al ricovero del carro.
7 – Costruzione di un vano ad uso di stalla nel punto dimostrato nel disegno alla lettera B, con pavimento e muri intonacati a cemento e relativo pozzetto per le urine. La detta stalla è interposta dalla casa da un andito di passaggio che rimarrà sempre costantemente aperto, cioè senza muri, in modo da avere continua ventilazione ed aria fra la stalla e la casa, la vecchia porta che dalla casa conduce al detto andito, vedi nel disegno lettera A, sarà soppressa, ed il vano chiuso con muratura; la stalla stessa sarà arieggiata e ventilata da una finestra a sud, da altra a ovest, e dalla rostra sopra la porta.
8 – Costruzione di un astraco (lastrico) di smalto in cemento a sud della casa per la soleggiatura e battitura dei prodotti agrari, e costruzione di altro piccolo astrico (lastrico) a nord fra la casa e la stradella per ovviare all’umidità attorno alla casa.
9 – Costruzione dei pavimenti al terrestre nell’ingresso, cucina e sala da pranzo, con mattonelle di cemento.
10 – Costruzione del primo solaio con longarine e tavelle (tabelle) di cotto e pavimentazione come sopra, nella parte riservata a camera, guardaroba e rispostiglio.
11 – Costruzione del solaio sopra il tirasotto e la stalla, nei due punti ove oggi è mancante, con reimpiego dei materiali provenienti dal solaio che oggi esiste nella parte occidentale del fabbricato.
12 – Costruzione di nuove mandorlate ai lati nord e sud per la formazione del fienile ricorrente sopra il tirasotto e la stalla.
13 – Riadattamento di porte e finestre come in disegno.
14 – Costruzione di un porcile, con sottostante cloaca, per ricovero di un suino, della misura di metri 2x3, da ubicarsi come è dimostrato nel disegno sull’angolo sud-est del terreno di pertinenza della casa, cioè alla distanza di metri dodici dalla casa stessa, significandosi che non può il porcile essere costruito a distanza maggiore, perché manca ivi terreno di proprietà del ricorrente, essendo gli altri appezzamenti di sua proprietà molto distante dalla casa.
15 – Costruzione di pareti divisorie per la disposizione dei vani come in disegno.
Tutti i nuovi lavori da eseguirsi sono dimostrati nei disegni uniti dalle linee rosse e nel colorito di rosso.
Il fabbricato suddetto trasformato nel modo sopraindicato è più che sufficiente, all’abitazione del ricorrente che è celibe, ed all’uso agrario per i suoi terreni.
Che i lavori murari suddetti, consistenti nel riadattamento a casa di abitazione, stalla, fienile e porcile, saranno esenti dalla tassa del dazio di consumo, perché eseguiti al solo scopo agrario, ed i pochi ambienti ridotti abitabili servono per il ricorrente coltivatore degli stessi terreni di sua proprietà e di assoluta pertinenza del fabbricato.
Lucca lì 13 luglio 1931 A IX°
La casa che verrà costruita dovrà avere luce e illuminazione diretta da un’ampia corte a mezzodì e nella Via Vicinale di aperta campagna, sull’aria di Settentrione.
I solai esistenti al primo piano vanno alzati in modo di avere le stanze terrene in alto di mt. 4.
La latrina dovrà essere costruita dov’è l’attuale ripostiglio con cloaca, fuori della costruzione, nei modi voluti dal Regolamento, dotata d’acqua da costruire pozzo nero tubolare a mt. 15 sul punto estremo della corte.
La stalla indipendente dalla casa, da questa sarà divisa da corridoio.
La stalla avrà cloaca a tenuta fuori del tetto ad angoli arrotondati. Avrà lo zoccolo e pavimento impermeabili, mangiatoie di cemento, acqua di lavaggio, soffitto a rete metallica e incamiciata con l’intonaco e tutto sarà colorito a calce.
Sopra la stalla dovrà esser fatto il fienile.
Il porcile sarà costruito dall’altro estremo della corte cioè da quello opposto al luogo di infissione del tubo per l’acqua, distanza di mt. 12.
Per il porcile sia fatta la cloaca fuori della costruzione e sia il porcile costruito più verso la stalla ed abbia pavimenti impermeabili.
I pozzi neri dovranno esser a distanza di cm 50 dai muri perimetrali.
La latrina al primo piano abbia illuminazione diretta; sia preceduta da antilatrina. Dovrà essere tolta dal posto progettato e portata nella stanza destinata a ripostiglio.
La linea del battuto di cemento lungo la stradella verrà fissata da un incaricato dell’Ufficio tecnico.

Foto storiche

Storia di una comunità rurale nelle Sei Miglia di Lucca

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