Storia di una comunità rurale nelle Sei Miglia di Lucca
Ai Cataldi, corte Cataldi
1333 - 1412 e successivi
La zona dove abitavano ed abitano tutt’ora i Cataldi era la parte a nord del Cantone.
Questa zona era la più fittamente abitata del paese, probabilmente perché la frequentazione era molto antica e le case si erano raggruppate nelle vicinanze della chiesa.
Nell’estimo del 1333 la zona di “corte Cataldi” era ancora senza abitazioni ed era di proprietà di donna Ciona, vedova di Filippo di Pardoro di Borghicciolo.
La zona era chiamata “alla Redora” per la stradina (adesso è l’ingresso per la corte) che dalla strada principale portava fino quasi al Chiasso Dati. La terra era lavorata da Nuccio di Jacobo.
L’estimo del 1412, ci restituisce una situazione totalmente variata. La terra di corte Cataldi era dell’Altare di Santa Maria posto in chiesa ad Antraccoli, e vi erano una casa murata e solariata, con una capanna, un forno, un pozzo e aia,
stimata lire 6.
Anche nelle terre circostanti la “corte”, ovvero verso est, verso nord e verso ovest oltre la strada, c’erano, a differenza di 100 anni prima, diverse capanne, ben 6 capanne. Il luogo prese il nome di “al capannaio”.
La terra era tenuta a livello da Bartolomeo di Matteo, oriundo di Prato.
Il 30 maggio 1457 il rettore di Antraccoli Giovanni fu Filippo Pierini locò a Tofanello fu Luchetto, una casa murata solariata con un solaio, coperta di tegoli (dopo 5 anni diranno piastre), con aia, forno, pozzo e con una pila di pietra e un tino di capacità some 15.
(A.S.Lu., Notai prima parte, Arrighi Ser Piero, vol. 564, c. 33.)
Il 24 luglio 1462 il rettore di Antraccoli Giovanni come sopra loca a Pieruccio fu Michele di Antraccoli la terra dove è posta la casa così descritta: “una casa murata e solariata a un solaio e coperta di piastre, con pozzo, forno e corte e un pezzo di terra sopra cui è questa casa”. Questa casa doveva essere molto simile a quella del 1412 ed era con tetto coperta a piastre (piastre di pietra) e non tegoli.
(A.S.Lu., Notai prima parte, Da Treppignana Ser Bartolomeo, vol. 1036 bacchetta centrale, c. 93)
Nell’estimo del 1519 la terra era sempre della chiesa di Antraccoli, ovvero ancora dell’Altare di Santa Maria ed era lavorata questa volta da Bastiano fu Michele di Bertoluccio che era arrivato ad Antraccoli alla fine del 1400, cugini dei Cataldi.
La famiglia Cataldi aveva in affitto la terra subito successiva a quella dove in questo anno si trovava l’abitazione (anche questa terra era della chiesa di Antraccoli). Nei secoli successivi poi lo stabile si è ingrandito prendendo entrambi i terreni.
La casa era una casa murata e solariata coperta di tegoli, con aia et curia pozzo, forno e due capanne e con 10 piante di sicomoro (fichi o gelsi).
17 agosto 1587 quasi 70 anni dopo, le descrizioni delle abitazioni sono un po’ più accurate. In questo periodo la famiglia Cataldi è ormai separata dalla famiglia dei Bertolucci anche se sicuramente loro conoscevano la loro antica parentela.
Ad un fratello, Olivo, viene assegnata una casa murata solariata ad un solaio in loco detto alle Brainelle con il forno (che comunque resterà in comune tra i fratelli) e braccia dieci di larghezza dell’aia davanti casa et pertiche sette per lunghezza. La casa confina a est con la casa assegnata a Carlo che è chiamata “la casa nuova”, probabilmente perché di recente costruzione, a ovest le case dei Bertolucci e l’aia è a settentrione (uno dei rari casi ad Antraccoli in cui l’aia è a settentrione anziché a meridione e lo è tuttora).
A Carlo viene assegnata un’altra casa murata, solariata a due solai e coperta, posta nel comune di Antraccole loco detto alle Brainelle detta la casa nuova, rasente alla soprascritta assegnata al soprascritto Olivo.
(A.S.Lu., Notai seconda parte, Bondacca Ser Basilio, vol. 833, c. 752)
Nel 1591 c’è un atto di divisione anche tra i Bertolucci e una descrizione dei loro beni per integrare le informazioni sul caseggiato.
I fratelli Bertolucci sono tre, la casa la tengono indivisa tra loro ed è così descritta: “una casa murata, solariata e coperta posta nel comune di Antraccoli luogo detto a Bertolucci che confina da levante beni di Domenico di Jacopo Cataldi, dall’altra, beni degli eredi di Quilico Bertolucci e da altra parte beni dei Bertolucci detta “la casa vecchia de Bertolucci”. Questa abitazione era a ovest rispetto alle case dei Cataldi.
Queste case dei Bertolucci dovevano essere quelle a sinistra del caseggiato, mentre i Cataldi erano ancora a Destra.
(A.S.Lu., Notai seconda parte, Bondacca Ser Basilio, vol. 837, c. 546t.)
Nel dicembre 1592 sempre con i Cataldi, in un atto affittano una terra con sopra un terrestre e un solaio, in pratica doveva essere una casa in costruzione, senza tetto, oltre a una casa murata e solariata con tetto e aia verso settentrione.
In questo atto troviamo anche uno schizzo della casa e terrestre. Dico schizzo perché ci vuole veramente della immaginazione a capire come fosse la detta casa, ma è uno dei rari casi in cui mi sono imbattuta in disegni.
(A.S.Lu., Notai seconda parte, Bondacca Ser Basilio, vol. 838, c. 1114.)
Novembre 1594 Giuseppe fu Domenico fu Jacopo Cataldi per sé e per il fratello Giovanni maggiore e Paolo fratello minore vendono a Maestro Domenico fu Antonio Sesti, lignario di Lucca, una casupola contigua a una casa più grande di detto venditore, verso oriente, murata, solariata a un solaio di matoni sceuri con il terrestre, coperta di embrici e tegoli con l’entrata a comune fra detta casetta e casa grande, confina detta casetta a oriente con detta casa grande e forno contiguo a detta casetta, da occidente detta casa grande, a meridione via pubblica, a settentrione casa di detto venditore, la quale casetta è di braccia 10. Stimata da Carlo Cataldi di Antraccoli e mastro Piero di Nozzano muratore per scudi 35.
(A.S.Lu., Notai seconda parte, Bondacca Ser Basilio, vol. 840, c. 1323.)
Nel 1602 una divisione tra Garbocci (che in questi anni avevano preso la proprietà della corte affittandola poi ai Cataldi probabilmente per debiti) e la casa che veniva spartita era descritta così:
“un pezzo di terra campia con alberi e viti con casa murata, solariata e coperta con una cascina contigua a essa dalla parte di levante con forno, pozzo, aia, e altre sue ragioni, pertinenze posta in comune di Antraccoli loco detto a Bertolucci, che da levante si accosta ai beni della Chiesa di Antraccoli e da ponente via pubblica, stimata scudi 25.” Questa abitazione è la corte Cataldi di oggi ma non sono riuscita a capire fino a che punto della corte sia compresa questa descrizione.
(A.S.Lu., Notai seconda parte, Bondacca Ser Basilio, vol. 848, c. 600.)
Sempre nel 1602 nel mese di giugno c’è una controversia tra un Garbocci e un Bertolucci per questioni di litigi in ambito di “corte”. Viene condannato il Garbocci a far fare o a fare lui un pozzo avanti la casa di detto Bertolucci passata la strada. Ovvero pozzo del campo e strada tutto spese di detto Garbocci, qual pozzo si intenda e sia ben fondato e fatto come si costuma a uso di pozzo dai Contadini con pozzale murato o di pietra come meglio comoderà al detto Garbocci, alto da terra un braccio e un terzo incirca, e questo entro il tempo e termine di quattro mesi.
Di contro condanniamo detto Bertolucci a consentire l’appoggio al detto Garbocci di un muro o sciepe o che altro comodasse a detto Garbocci alla cantinata della casa di detto Bertolucci chiamata la Palazzina, per quanto dura il muro di
mezzo giorno che era verso ponente alto quanto parrà al detto Garbocci e resti libera al detto Alessandro Garbocci quella poca terra che resta fra detto muro di detta Palazzina e la casa di detto Alessandro, con facoltà al detto Garbocci di poter appoggiare bisognando a tutta la facciata di detto muro che riguarda verso la casa e corte di detto Alessandro di mezzodì e di ponente.
(A.S.Lu., Notai seconda parte, Bondacca Ser Basilio, vol. 848, cc. 1180, 1195.)
Ne 1605, ancora una controversia tra il Garbocci e il Bertolucci, e viene stimata nuovamente la casa che viene descritta così: “una casa murata, solariata e coperta posta in comune di Antraccoli luogo detto a Bertolucci con un poco di casetta contigua alla detta chiamata la Palassina confina da meridione con i beni di Domenico Bertolucci, da levante beni di Giuseppe di Domenico Cataldi e da ponente e settentrione beni di detto Garbocci.
(A.S.Lu., Notai seconda parte, Bondacca Ser Basilio, vol. 851, c. 561t.)
Nel settembre 1605150 anche i Cataldi procedono a una divisione tra fratelli e questa volta le loro case sono così descritte, le seguenti assegnate a un fratello:
“Il terrestre e primo solaio verso settentrione di una casa murata, solariata, e coperta posta in comune di S. Michele di Antraccoli luogo detto a Casa Cataldi la quale acquistorno detti Giovanni e Giuseppe da Paolo di Olivo Cataldi di
Antraccoli come da instrumento per mano di me notaio. Una parte di casa nuova, murata senza solaio, e coperta attaccata alla sopradetta casa di verso ponente fabricata da detti fratelli che oggi se ne serveno per ciglieri di larghezza braccia 10 e lunghezza di braccia 12 circa, in detto luogo e comune, con facoltà di poter alzarla quanto vuole senza pagar appoggio.
Inoltre, un pezzo di aia che serve per corte avanti a tutte dui dette parti di casa come sopra assegnate verso settentrione di lunghezza di braccia 7 e mezzo di larghezza 5.
Ad altri fratelli invece sono assegnati:
“Tutta la casa vecchia con un poco di nuova verso levante, cioè una casa murata, solariata e coperta posta in comune di Antraccoli, luogo detto a Casa Cataldi confina da mezzodì alla via comune fra loro. Tutto il resto dell’aia e corte verso levante eccetto quella assegnata al detto Paolo con la capanna che è sopra detta corte coperta a paglia qual residuo. Con un
pezzo di terra ortiva verso settentrione livellaria dell’opera di Antraccoli. Con patto che il forno finchè sta in piedi sia a comune per cuocere il pane con l’andito d’andarvi a comune e la materia sia di detto Giuseppe in detto nome perché così fù patto. Con patto che il pozzo sia in comune in perpetuo. Con patto che il detto Paulo abbia aver l’andito andare alla sua corte con carra, persone e bestie dove meglio comoderà il detto Giuseppe.
Con patto che dalla faccia delle case dell’uno e dell’altro come sopra assegnate sino al termine piantato sia comune fra di loro e nessuno possi piantarci ne murare cosa alcuna, ne occuparci, ma resti come fra loro per andito e corte a comune.
Con patto che il portico attaccato a detta casa verso levante detti Giuseppe e i nepoti figli di Giovanni ne siano patroni assoluti con tutta la murella verso settentrione, e volendo detto Paolo aver l’appoggio su detta murella possi senza
pagamento coprir e far solita ma chiuder no perché non impedischi l’uscio e finestre di verso levante di detto Giuseppe.
Con patto che detto Giuseppe in detto nome, possi andar dalla corte di Paulo con persone sopra la redola di verso settentrione per venir a Lucca e tornar.
Con patto che volendo l’un e l’altro vendere alcune ragioni livellarie sian tenuti a richiedersi l’un l’altro se la vuole comprar per il concorrente pregio.”
(A.S.Lu., Notai seconda parte, Bondacca Ser Basilio, vol. 851, c. 1504.)
La fortuna di questa “corte” è il fatto di essere sempre stata di proprietà della chiesa di Antraccoli. Così da trovare informazioni anche nel nostro archivio parrocchiale come in questo caso: Atto del 1657: Domenico di Giovanni Prosperi rettore di S. Michele di Antraccoli
concede in enfiteusi al Capitano Giuseppe di Jacopo fu Carlo Cataldi di Antraccoli fino in terza linea mascolina e da principiare la prima dai figli di detto Capitano Giuseppe, seconda i nepoti, terza i pronipoti.
Un pezzo di terra campia con alberi e viti e frutti con casa murata solariata e coperta d’embrici e tegoli che ha terrestre, scala di mattoni, sopra due camere e soffitta che serve per solaro atto, con corte da ponente verso la strada, e tutte sue ragioni e pertinenze posto in comune di Antraccoli loco detto al Cantone del Policino.”
(A.S.Lu., Notai seconda parte, Casoli Ser Paolino, c. 1129)
Il livello viene rinnovato anche in questo anno 1713.
Notaio Ser Andrea Buzzaccarini 17 gennaio 1713
Il Nobil Signore Bernardino Vecoli come rettore della Chiesa Parrocchiale di Antraccoli dà e concede a livello al Cancelliere Giuseppe del già Paolo Cataldi di Antraccoli per sé e per suoi figli maschi fino in 3 linea in modo che detto Cancelliere Giuseppe e suoi figli maschi siano la prima linea, li nepoti di detto Giuseppe la seconda e li pronipoti di detto Giuseppe sempre maschi legittimi la terza.
Una casa murata solariata a due solara coperta di embrici e tegoli posta in comune di Antraccoli loco detto al Cantone del Pulcino al Cataldi con terreno attorno ad esso, aia et orto, che si gode per indiviso con il Reverendo Signore Martino Gilli al presente moderno Decano di San Michele in Piazza […].
Detto cancelliere Giuseppe si obbliga a restaurare la casa e ridurla in stato abitabile ed inoltre pagherà lire 82 e cioè lire 41 entro aprile e lire 41 entro luglio tutto nel presente anno.
Con patto che se ritorna dal bando Giuseppe del Tenente Francesco Cataldi e rifondesse le spese e le lire 82 si concedino e rilascino il possesso di detta casa e livello.
Ricognizione ogni 29 anni per pubblico instrumento con farvi apporre li moderni confini per il medesimo canone.
Anno 1856 dalle perizie del catasto troviamo in corte Cataldi una famiglia Strambi e una Da Valle.
La terra era ancora della Chiesa di Antraccoli e in parte dei Regi Ospedali e Ospizi di Lucca.
Agosto 1851 i Cataldi fanno una richiesta di prestito di 1200 lire che promettono di restituire in 5 anni mettendo in ipoteca alcuni pezzi di terra con abitazioni come segue:
“Una casa a tre piani compreso il terrestre, murata e coperta ad embrici e tegoli, con terra, parte ad uso di trebbio, parte ad uso d’aia e parte seminativa e con tutte altre sue attinenze, posta in detta sezione luogo detto “ai Cataldi” confina Giusto Da Valle, via pubblica, Stefano Cataldi e terra infrascritta.
Un’altra casa murata, e coperta ad embrici e tegoli, con trebbio da settentrione, posta in detta sezione e luogo, confina da tutte le parti stabili di Stefano Cataldi.
Un pezzo di terra con fabbrica sopra di recente costruita dal detto Arcangelo Cataldi posta detta sezione e luogo confinano Stefano Cataldi e via pubblica.
I suddetti stabili sono di diretto dominio parte della Rettoria di Antraccoli e parte dell’Ospedale.
La corte Cataldi si è chiamata in passato anche “ai Bertolucci”, prima che la loro famiglia si estinguesse. La zona in modo più ampio era conosciuta come “al Campo Gogioro”. Come si è visto negli atti proposti prima, il toponimo “cantone” deriva proprio da questa zona che era in fondo al grande loco chiamato Polecino. Questo luogo in fondo era chiamato “il Cantone del Polecino”, da qui l’abbreviazione del Cantone.



